Presentato il policy brief “La Sepsi: quando le infezioni generano un impatto anche sulla medicina sociale” in occasione della Giornata mondiale della Sepsi (13 settembre). Clinici, istituzioni e pazienti uniti con l’obiettivo di sensibilizzare le persone aumentando la consapevolezza e la conoscenza che, insieme, possono rappresentare contributi determinanti nella lotta alla sepsi, la causa di morte più prevenibile a livello globale, con almeno 11 milioni di decessi.
12 SET – Le sepsi sono infezioni del sangue gravi associate a una percentuale di mortalità che può raggiungere il 40% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva e sono responsabili di oltre 150mila morti ogni anno in Europa.
La sepsi è causata da una risposta sregolata a un’infezione da parte del sistema immunitario; tale risposta, invece di reagire contro i microorganismi invasori, attacca l’organismo stesso, danneggiando anche organi e tessuti che non sono sede dell’infezione primaria.
La Sepsi uccide quattro volte più del tumore del colon, cinque volte più dell’ictus e dieci volte più dell’infarto cardiaco. La sua mortalità può raggiungere il 70%, e la sua incidenza è in continuo aumento. Se non letale può lasciare danni, postumi fisici e psicologici a lungo termine, che necessitano di trattamenti cronici. Da 47 milioni a 50 milioni di persone ogni anno sviluppano la sepsi e di queste vi sono almeno 11 milioni di decessi.
“La sepsi è una condizione clinica più frequente di quanto non si pensi, di complessa gestione e tempo-dipendente: rappresenta quindi un’emergenza. La sua incidenza è a tutt’oggi in continuo aumento – ha affermato Antonio Giarratano, Presidente di Siaarti (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) -. Occorre dunque implementare le conoscenze sulla gestione del paziente partendo proprio dal territorio e dai reparti ospedalieri, formando sia la popolazione sia gli operatori sanitari, prevedendo un aggiornamento specifico sulle nuove tecnologie oltre che sulle best practices. Tale sforzo richiede che la politica, i cittadini e le stesse aziende private supportino con le proprie competenze e per le proprie possibilità tale percorso”.
Comunicare, Informare, Formare. Sono le tre parole chiave che sono emerse nel corso dei lavori della Tavola Rotonda Istituzionale, sponsorizzata da Becton Dickinson, che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle Società Scientifiche e delle Istituzioni con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sull’importanza di una corretta informazione, aumentando la consapevolezza e la conoscenza che, insieme, possono rappresentare contributi determinanti nella lotta alla sepsi, la causa di morte più prevenibile a livello globale.
Con l’obiettivo di dare un ulteriore impulso nel Nostro Paese alla lotta per la prevenzione e il contrasto della sepsi, è stata avviata una nuova campagna divulgativa che ha visto la collaborazione di Società Scientifiche e Istituzioni nella realizzazione del Policy Brief “La Sepsi: quando le infezioni generano un impatto anche sulla medicina sociale” con l’obiettivo di offrire un’istantanea sull’infezione e su quanta strada c’è ancora da percorrere per garantire al cittadino la sicurezza di trovare una risposta concreta ed efficace da parte della sanità.
“Gli strumenti tecnologici che abbiamo a disposizione oggi offrono la possibilità di identificare il microrganismo nel più breve tempo possibile e dunque fornire una risposta rapida. Il PNRR giocherà un ruolo fondamentale per implementare la formazione specifica del personale e per la creazione di una vera e propria cultura della sepsi a livello territoriale che coinvolga tutti, a partire dalla popolazione tutta”, è quanto sostenuto da Stefania Stefani, Presidente di Sim, Società Italiana di Microbiologia.
Con la consapevolezza che la formazione e la sensibilizzazione della cittadinanza sulla sepsi giocano un ruolo di primo piano imprescindibile per le misure di prevenzione da porre in essere, ad accompagnare la campagna divulgativa di Becton Dickinson è stato realizzato un cortometraggio che vuole rappresentare, con poche e semplici immagini, l’importanza del tema e di quanto esso incida, ancora oggi, nella vita di ciascuno di noi.
1. Aumentare la capacità di collaborazione tra professionisti e il loro coinvolgimento nella filiera della salute
Secondo la Senatrice Maria Rizzotti del Gruppo Forza Italia, membro della Commissione Igiene e Sanità del Senato “sulle Istituzioni, grava l’onere di raccordare le preziose indicazioni impartite dalle Società Scientifiche e fare in modo che i protocolli vengano implementati e aggiornati, così da garantire un continuo aggiornamento delle procedure e della presa in carico dei pazienti. Controllo, formazione e informazione sono le parole cardini”.
Per la rapidità di risposta alla sepsi, centrale è anche il ruolo dei laboratori e della microbiologia. Nei pazienti settici, la diagnosi veloce e accurata ha un impatto critico sulla prognosi, poiché l’avvio tempestivo di una terapia antibiotica mirata (entro le 24-48 ore) aumenta significativamente le possibilità di sopravvivenza, oltre a prevenire l’uso indiscriminato di farmaci antinfettivi, riducendo i costi economici e il rischio di sviluppo di resistenze.
Proprio sulla rapidità di risposta alla sepsi, per Pierangelo Clerici, Presidente di Amcli, Associazione Microbiologi Clinici Italiani “la microbiologia riveste un ruolo fondamentale in tutto il processo di gestione della Sepsi, in particolare per quanto riguarda lo screening dei pazienti, la diagnosi e la terapia antibiotica. Oggi, tra le difficoltà che stiamo riscontrando, c’è quella legata alla carenza del personale e ciò determina un problema strutturale che non ci permette di fornire il servizio al meglio”.
La prevenzione delle infezioni è fondamentale per limitare il rischio di sepsi, ed è altrettanto fondamentale aumentare la consapevolezza non solo del personale sanitario ma anche della popolazione dato che la gran parte dei casi ha origine comunitaria e può essere intercettata al domicilio dal paziente o al Pronto Soccorso.
“La corretta diagnosi della sepsi rappresenta una vera urgenza-emergenza nei laboratori – ha dichiarato Daniela Pasero, Responsabile della Sezione “Infezione e Sepsi” del Board di Siaarti – Una diagnostica rapida dipende anche da una efficiente organizzazione del percorso terapeutico: ciascuna azienda ospedaliera deve avere un percorso strutturato e ben definito, con protocolli aggiornati e personale formato”.
2. Sensibilizzazione sul problema della sepsi
Per ridurre e prevenire le morti causate da sepsi è di fondamentale importanza una definizione chiara e condivisa, che faciliti il confronto a livello nazionale e internazionale e una rapida individuazione e gestione da parte della popolazione.
“Occorre far comprendere alla popolazione perché è importante una corretta informazione delle sepsi. Molto stesso siamo proprio noi i primi attori di una diagnosi precoce”, è quanto affermato dal Professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Pier Luigi Spada.Della stessa opinione è anche Gianpaola Monti, Responsabile della Comunicazione di Siaarti: “Bisogna creare una rete di informazione e sensibilizzazione per la popolazione. Se il singolo cittadino è in grado di riconoscere i primi sintomi di sepsi, sicuramente agevolerà il lavoro degli operatori sanitari all’interno dell’ospedale aumentando significativamente anche le chance di guarigione”.
Il Professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Stefano Vella, ha invece posto l’attenzione sul ruolo della cittadinanza come primo caregiver: “Il contributo che può dare ogni singolo cittadino, considerato il primo caregiver, specialmente in termini di prevenzione, può rivelarsi fondamentale nella gestione tempestiva delle infezioni ospedaliere. Un caregiver formato è importante per la prevenzione ma anche come contributo a una diagnosi precoce di un paziente con una infezione che sta purtroppo virando verso una sepsi”.
La prevenzione delle malattie infettive, delle ICA e dell’Antimicrobico di resistenza (Amr) sono stati inseriti inoltre tra gli ambiti di intervento prioritari del macro-obiettivo 6 (Malattie infettive prioritarie) del Piano nazionale della prevenzione (Pnp) 2020-2025. Inoltre, lo stesso PNRR prevede anche uno stanziamento straordinario sulla formazione degli operatori sanitari in materia di Infezioni Ospedaliere.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta un’opportunità fondamentale per il nostro Paese, ma presenta qualche criticità che occorre superare. Ne è convinta l’Onorevole Fabiola Bologna del Gruppo Italia al Centro – Noi Moderati e Segretario della Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera. “Una delle criticità per la realizzazione del Pnrr risiede nella carenza del personale sanitario. Se da una parte sono presenti fondi in grado di colmare parte delle carenze strumentali e strutturali della Sanità territoriale, dall’altra non è stato riscontrato il giusto contrappesoriguardo il personale. Occorrerà dunque pensare a nuovi fondi complementari per superare la carenza del personale e formare adeguatamente ciascun operatore sanitario per garantire l’efficienza del Ssn”.
Tema, quello della carenza del personale sanitario, su cui concorda anche la Senatrice Elisa Pirro del Gruppo del Movimento 5 Stelle e membro della Commissione Igiene e Sanità del Senato: “In questi anni, l’impegno assunto dalla la politica è stato quello di cercare di superare alcuni ”limiti“ strutturali della sanità. Si pensi, ad esempio, al tetto delle assunzioni sanitarie. Sappiamo che c’è ancora molto da fare, ma fondamentale la voce delle Società Scientifiche per un supporto concreto al lavoro del decisore politico”.